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142 | luigi capuana |
e i ragazzi si erano di nuovo radunati attorno a lei, con la bocca aperta di ammirazione pel bel ditale d’oro e per il bell’ago di argento.
— E la fiaba lasciata in asso, comare Formica?
— La riprenderò, se state cheti.
— Come l’olio, comare Formica.
— Dunque... Dove eravamo rimasti? Ah! Che l’Orco contentissimo di sposare una bella reginotta, la cercava per mare e per terra e non riesciva a trovarla. La nonna voleva, sì, gastigare la cattiva nepotina e ridurla buona, e a questo fine ne aveva fatta una vecchina, l’aveva mandata in un paese lontano, dove nessuno la conosceva, lusingandosi che l’Orco non l’avrebbe trovata. E siccome pel termine del giusto castigo mancavano pochi mesi, così la nonna gli aveva preparato un magnifico regalo...
— Quale regalo, comare Formica?
— Ve lo dirò un’altra volta. —
La mattina dopo, comare Formica era dentro il portone col bel telaio di argento e la bella spola d’oro e tesseva:
— Vola, spolina mia, vola, spolina! —