Pagina:Capuana - Chi vuol fiabe, chi vuole?.djvu/97

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Ora che Cingallegra aveva questo svago, a ogni momento di libertà, scendeva sùbito nell’orticello e si metteva a cantare. Il pettirosso però veniva a ore fisse, due volte al giorno, la mattina prima della levata del sole, la sera verso il tramonto. Quando egli non era là, Cingallegra si sentiva sola più dell’ordinario, e faceva di malavoglia le faccende di casa.

La sorella, che se ne stava a grogiolarsi nel letto, non poteva soffrire il canto mattiniero di Cingallegra.

— La vuoi smettere di cantare all’alba? Mi impedisci di dormire.

— La vuoi smettere di dormire fino a tardi? Mi impedisci di cantare.

Ah! Diventava impertinente? E la maggiore se ne lagnò col padre.

— Ed anche si burla di me chiamandomi Reginotta!

Il padre, che non ci vedeva dagli occhi per lei, rimproverò Cingallegra.

— Le faccio la serva: non basta? Io spazzare, io spolverare, io fare il bucato, io sciorinare i panni, io preparare da mangiare!... E non è vero che voi dite: