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146 luigi capuana


Il guaio è che io non so dissimulare; tutto mi si legge sul viso come in un libro stampato. Ed ecco Marco Tanzi:

— Bicci... che c’è di nuovo? Ti sorridono gli occhi.

Posso rispondergli: — C’è il testamento dello zio in mio favore? Mi direbbe sùbito: — Bravo! Ora prenderai moglie! — Io, zitto. E lui: — Senti: se è vero che hai messo gli occhi addosso alla signorina Viola... — Sempre lo stesso discorso! A furia di ripetermelo, mi ha fatto davvero metter gli occhi addosso alla signorina Viola. Chi ci aveva mai pensato? Sì, la guardavo, dicevo, qualche volta, come tutti: — È carina, e pare che abbia una discreta dote. — Potrebbe darsi dunque che il suo sospetto provenga da ciò. Prima, mi domandavo: — Ma a lui che glien’importa? Faccio quel che mi pare e piace e non devo render conto delle mie azioni a nessuno. — Dopo, ho capito: la signorina Viola e la sua dote fanno gola a lui. E per questo l’insistenza di Marco m’irrita, m’indispone. Il bello è che la signorina se ne sta a casa sua, tranquilla, ignara di me e di Tanzi, forse col cuore interessato di qualcuno che nè io nè Tanzi sospettiamo, perchè all’ultimo accade così: tra due litiganti, il