Pagina:Capuana - Eh! La vita.djvu/269

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la tragedia che.... 263


Non fu contento neppure di guasto esordio. Vi diè un frego rabbioso — guarda — e ricominciò con scrittura agitata, rapida, un po’ deformata.

«Signor Procuratore del Re,

«Tra poche ore compirò un atto di vendetta, cioè di giustizia, perchè la vostra Giustizia, infine, non è altro che l’ipocrisia della vendetta sociale. Non cadrò nelle vostre mani. Ho già preso le più sicure precauzioni per sviare le vostre ricerche. Non avrò bisogno di nascondermi, di fuggire. Vi passeggerò sotto gli occhi, verrò nelle vostre aule, assisterò alle vostre discussioni per vedervi brancolare nel buio.... E forse dovrò fare uno sforzo per non gridarvi in viso....»

O manca qualche pagina, o egli si sentì spinto a buttar giù alcuni particolari per fissarli e non dimenticarli.

«Sì, lo so: l’amore non s’impone; ma chi l’aveva mai costretta a fingere? Le ero stato dietro otto mesi, implorando più con gli occhi che con le parole, perchè la passione mi aveva reso timido più di un fanciullo. E la mattina che ella mi domandò, maravigliata: — Ma dunque mi amate davvero? — io non seppi rispondere neppure: — Sì, vi amo davvero; — tanta fu la commozione