Pagina:Capuana - Giacinta.djvu/80

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vrei tranquilla, anche felice!... Ma, Dio mio! come perdonare al miserabile che — dopo, anche in un momento di collera — avesse la viltà di rinfacciarmi...?

Questa possibilità le agghiacciava il sangue.

E chiudeva gli occhi per non vedere gli sguardi di Andrea chiedenti pietà, che l’assediavano con insistenza, quasi importuni, turbandola profondamente...

— Come se ella non fosse debole abbastanza, o Signore! E non avesse anzi bisogno di conforti pel gran sacrificio a cui si era disperatamente risoluta!... Ma perchè il Mochi indugiava a strapparla da quello stato di angoscia che la uccideva a poco a poco?... Si era forse illusa?... No, non poteva essere! Non si era illusa!

Allora, nel mezzo della nottata, nel pauroso silenzio della camera fiocamente illuminata dalla lampada riaccesa quando l’insonnia si ostinava a tenerle sbarrati gli occhi — l’angolo della stanza rimasto in ombra le si popolava di allucinazioni, come se il suo intelletto acquistasse in quei momenti la felicità della seconda vista.

...Eran passati degli anni! Avvizziva, anima e corpo, inchiodata a pie’ del letto dove quel vecchio, colpito da incurabile malattia che non gli concedeva un’ora di tregua, languiva. Gli faceva da infermiera, paziente come una santa; ma gli moriva dietro, assottigliata da uno sfinimento senza nome... E mentre colui rantolava, rantolava, dai cristalli della finestra entrava il sole a traverso una larga striscia di pulviscolo turbinoso e luccicante... Ah, quel sole!... Ah, quell’alito di primavera!... Ma la sua giovinezza era ormai perduta... Lei non si riconosceva più nemmeno allo specchio, con quei ca-