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non gli grattava la testa. Con una mano ella grattava, e con l’altra tentava di cavargli l’anello dal dito.

— Che tenti, figliolaccia? — urlò l’Orco mezz’addormentato.

La figlia, impaurita, ritirò la mano e lasciò stare.

Verso sera, l’Orco si preparava a uscire per la sua caccia.

— Uh! Uh! Che odore di carne cristiana! Uh! Uh! —

Fiutava attorno, sgranando gli occhi, con l’acquolina in bocca.

— È la fantasia che ve lo fa sentire. Buona andata e buon ritorno; non venite prima di giorno. —

L’Orco, brontolando, tirò la porta dietro a sè.

— Uhii! Uhii! —

Si sentiva da lontano un miglio.

La figlia dell’Orco chiamò fuori il Reuccio.

— Ho tentato di cavargli l’anello; non mi è riuscito. Ritenterò domani.

— Fatemi vedere tutta la casa, intanto che vostro padre non c’è.

— Giuratemi prima che voi mi sposerete, se andremo insieme via di qui.

— Ve lo giuro. —