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piuma-d'-oro 21

— Che sarà mai? È un uccellaccio? —

Il sole era già alto. Il vento, diminuito, pareva che proprio si divertisse a cullarla per aria.

I capelli si erano sciolti e le svolazzavano attorno al collo, le vesti si gonfiavano e sbattevano, quasi ali che la reggessero su.

Stava per arrivare, finalmente, dove la sua sorte, buona o trista, voleva portarla?...

Intanto lo stomaco cominciò a farsi sentire. Da un giorno e una notte ella non ci aveva messo più niente, neppure una stilla d’acqua. Come trovar da mangiare lassù per aria?

Passava uno stormo di uccelli,

— Uccellini, uccellini, datemi qualcosa di quel che portate in becco; muoio di fame.

— I figlioletti ci attendono nei nidi; questo cibo è per loro. —

Gli uccelli continuarono il loro cammino. Il vento la spinse più alto. Passava una fila di nuvole.

— Nuvole, nuvole belle, datemi una stilla d’acqua; muoio di sete.

— Quest’acqua è pei seminati; abbiamo fretta. —

E le nuvole continuarono il loro cammino.