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I cavalli si spaventano, prendono la mano del cocchiere e via a rotta di collo, nitrendo e sparando coppie di calci, fra le strida e gli urli di tutti. Grillino intanto, con le gambe larghe e le braccia aperte, pareva incollato sul cielo e rideva, rideva o riprendeva a trillare.

Quando gli parve, spiccò un salto e giù. Cavalli e carrozza si fermarono a un tratto. Questa volta però Grillino non fece a tempo per scappare. I soldati che seguivano a cavallo la carrozza del Re e che le erano corsi dietro di galoppo, furono più lesti di lui; lo afferrarono, lo ammanettarono e lo condussero in prigione.

— Ah, Grillino, Grillino! Te l’avevo predetto: T’accadrà qualche disgrazia!

— Mammina, state allegra; non è niente. —

Suo padre, scotendo il capo:

— Grillo è nato e grillo morrà! —

In prigione, Grillino non sapendo come spassarsi, si divertiva al suo solito, trillando da mattina a sera.

La sua prigione si trovava proprio sotto le stanze del Re, e quel trillo gli rompeva il capo.

— Per ordine di Sua Maestà, Grillino, sta’ zitto! —

A chi dicevano? Al muro?

— Trih! Trih! Trih! —