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NOVELLE ROMENE 23

Il giovane entusiasta, tra Darwin e Lombroso, aveva trovato il tempo di gustare anche un po’ di Schopenhauer — «verso il cielo, verso la luce!»

Zibal era lontano dall’aver capito la «brillante» teoria. Per la prima volta forse, nell’atmosfera umida di Podeni, risuonavano parole di un significato così alto, sottigliezze di pensiero così nobili. Ma ciò che Leiba aveva capito meglio di chiunque altro, meglio anche del conferenziere, era l’illustrazione stupenda della teoria; il caso di riversione lo conosceva lui in carne ed ossa: era il ritratto di Giorgio. Questo ritratto di cui, fino a un momento prima, conservava solamente i tratti fondamentali, gli si risvegliò ora nello spirito con una perfetta palpabilità fin nei particolari più insignificanti.

La diligenza era già lontana. Leiba la seguì con lo sguardo finché, facendo uno svolto a sinistra, sparve dietro una collina. Il sole era già tramontato e la sera cominciava ad annebbiare dolcemente le forme della vallata di Podeni.

L’oste, di cattivo umore, si mise a ruminare mentalmente tutto ciò che aveva sentito... Nel silenzio della notte, perduti nell’oscurità, un uomo, due don-