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24 I. L. CARAGIALE


ne e due bambini teneri, strappati subitamente dalle braccia del sonno benefattore, dalla mano della belva dal viso umano e sacrificati uno ad uno... le grida pazze del bambino interrotte dal pugnale che gli apre il ventre... il collo spaccato dall’ascia,... e dallo squarcio, ad ogni sgorgo di sangue, un rantolo sordo... e l’ultima vittima che, sbalordita, assiste in un canto, a tutto ciò aspettando il suo turno... il processo più spaventevole che l’esecuzione; l’ebreo senza difesa nelle mani dei goi... i crani troppo deboli per le mani immonde del pazzo di un momento prima...

Le labbra di Leiba, bruciate dalla febbre, seguivano macchinalmente il pensiero, tremando rapidamente. Un brivido potente lo colse tra le spalle: egli entrò barcollando nell’androne dell’osteria.

Senza dubbio — pensò Sura — Leiba non sta affatto bene, è molto malato; Leiba ha «delle idee nella testa»; poiché, che significato potrebbe avere tutto ciò ch’egli fa da qualche giorno e, soprattutto, ciò che ha fatto oggi?

Ha chiuso l’osteria prima che si accendesse la luce, e proprio quando finiva lo Stabat. Tre volte hanno picchiato alla porta del negozio, gridando