Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/35

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Pattuglie che si spingono intanto verso il Fenilon e il Col Moschin per tastare il nemico, informano che le due posizioni sono fortemente presidiate.

Dovendo attaccare in Fenilon, le fiamme, protette dall’artiglieria, si rotolano da q. 1318 e serrano — sotto la posizione da conquistare.

Alle ore 22 il Reparto scatta con impeto travolgente. Risale di slancio il Fenilon, lo avvolge, lo stringe in una morsa di fuoco con un infernale lancio di petardi e di liquido infiammato.

La nebbia è tanto densa che neppure i lanciafiamme riescono ad illuminare la lotta. Il nemico resiste tenacemente, reagisce anche, con disperazione. Ma la foga degli Arditi è irresistibile; è come una fiamma che tutto corrode ed abbrucia.

Non v’è scampo per nessuno; chi non si arrende muore sul posto. I nostri urlano di nome del loro duce: « Messe, Messe ». Tutto schiantano, tutto travolgono e se una Fiamma cade, dieci compagni si precipitano a vendicarla. Sul Fenilon è quella battaglia fantastica pensata dagli Arditi per battezzare lo stendardo delle dame di Potenza. Un’ora dura l’inferno; dopo di che gli Arditi restano padroni del campo ed il Fenilon ritorna nelle nostre mani. Cinque ufficiali, oltre


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