Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/56

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Ne ho visti tanti, nell’atmosfera dell’eroismo, avventarsi con un bel grido, cadere con un bel gesto, figure potenti, degne di uno scalpello diabolico; ma quanti pochi nomi ricordo!

Qualcuno, tuttavia, sopravvive nella mia memoria.

Chi non ha sentito il nome di Ciro Scianna? Siciliano, anima e sangue di fuoco, semplice soldato, porta-stendardo, incitava le compagnie all’assalto, correndo e agitando il vessillo nei punti più tempestati, con urli, ruggiti, comandi imperiosi; esempio affascinante di bellezza e di fede, cade falciato dalla mitraglia, chiama il suo maggiore (l’eroico Messe), gli consegna la bandiera, poi la chiede ancora, la bacia tre volte, la chiazza del suo sangue, e muore sulla trincea conquistata gridando « Viva l’Italia! ».

Lo scugnizzo Padovani, dolce e fiero analfabeta partenopeo, mio portaordini sul Soloralo, fa per tutta la notte la spola da q. 1671, dove in cinque tenevamo la posizione, al Comando di Battaglione, portando notizie, mitragliatrici austriache e prigionieri, sotto un fuoco incessante d’interdizione che impediva ai rincalzi di accorrere.

Il caporal maggiore Lindo Andreani, con

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