Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/10

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nozione, filtrata attraverso le file dei fanti come una leggenda bella e misteriosa, di un fascino soprannaturale. Ma nessuno dei fanti si era mai stupito di questo fenomeno prodigioso che era uscito dalla loro stessa compagine, come un volo di aquilotti che hanno abbandonato la roccia statica e grave. In fondo ognuno sentiva in sè la possibilità di divenire, in certe determinate condizioni, un Ardito. Avreste dovuto vedere certi anziani che nei momenti normali marciavano in coda alla compagnia ed erano seminati lungo il tragitto e in trincea si gettavano nel loro buco senza muoversi per intere giornate, avreste dovuto vederli come scattavano non appena qualcuno dei giovanissimi (97 o 98) li pungeva con un motto, uno scherno, un’ironia! Scattavano, e afferravano il fucile, e lo agitavano come una clava, e investivano chi capitava a portata di mano gridandogli sul muso:

— Sono più forte e più ardito di te, cappellone! se voglio.

In quel «se voglio» era la chiave della loro psicologia.

Se voglio, voleva dire: « Toglimi lo zaino, un briciolo di disciplina (soltanto un briciolo), non stancarmi con marcie troppo lunghe, non lasciarmi troppo tempo in trincea, nutrirai me-

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