Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/38

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L’avversario controbatte con raffiche serrate e radiose. Alle ore 16 gli Arditi balzano come fiere dagli abbancamenti di q. 1473 e si avventano verso l’Asolone.

Le artiglierie nemiche accelerano ancora il tiro, mentre mitragliatrici, postate favorevolmente, scaraventano sugli assalitori scariche furiose.

Invano. I nostri, pure subendo perdite gravi, non sostano, anzi accelerano la corsa e irrompono con furia sfrenata nei primi elementi delle trincee avversarie, dove impegnano coraggiosi corpo a corpo. La lotta è a colpi di pugnale e di bombe. Ad un tratto, dove la mischia è più pazza, si alza lo stendardo da combattimento degli Arditi. Le Fiamme si elettrizzano. I nidi di mitragliatrici vengono affrontati apertamente. Tutto deve cedere sotto l’urto tremendo di quei valorosissimi. I mitraglieri che non si vogliono arrendere sono finiti sul posto e le armi catturate vengono, con prodigiosa velocità, rivolte contro gli austriaci.

Rincalzi nemici alimentano di continuo la resistenza e la lotta, ma l’opera sgretolatrice degli Arditi, abituati a battersi uno contro dieci, si intensifica: la qualità vince il numero. I lanciafiamme lavorano efficacemente alla pulizia di qualche caverna illuminando con bagliori sinistri la tragica lotta.

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