Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/53

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Il nemico non ha un minuto di tregua. Appena tenta di resistere le Fiamme gli sono sopra e lo stroncano. C'è in tutti il ricordo vivo delle lontane giornate dell’ottobre 1917 e si vuole infliggere al nemico il medesimo strazio patito allora da noi.

Lungo la Val Brenta gli Arditi possono finalmente vedere il risultato dei loro tenacissimi sforzi.

Nella corsa pazza che tutto schianta sono liberati molti nostri prigionieri, adibiti dal nemico a lavori di retrovie. Essi narrano la loro avventura e quelle narrazioni riempiono tutti i cuori di un’acre volontà di vendetta.

L’inseguimento, giunti a Solva, diventa più celere. Nessuno di quei barbari deve sfuggire. I prigionieri catturati sommano a migliaia.

Gli Arditi incontrano ogni tanto nidi di mitragliatrici che affrontano coraggiosamente, come sempre, e che obbligano alla resa con fantastica pioggia di petardi. Il bottino aumenta continuamente. L’inseguimento diventa ancora più veloce.

Un gruppo di audacissimi, montati alcuni cavalli di quelli abbandonati dal nemico, si slancia al galoppo, e, arrivato sopra un grosso reparto in ritirata, lo obbliga con argomenti energici e persuasivi alla resa.


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