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Saggio di Rime di Cristoforo Bucetti

Trentino.

I.


DI tanto duol, e di tant’aspri affanni,
Di tanto assenzio ho il petto, e tanto sdegno.
E di sì rei pensier ricolmo e pregno,
E di tante lusinghe, e tanti inganni,
Che potrei pria languendo agli ultim’anni
Girmen, che il debil mio caduco ingegno
Sfogar potesse quel che a forza segno
E terrò in me cangiando il pelo, e i panni.
Che qual entro un’ampolla acqua rinchiusa
S’ingorga nell’uscir quant’è più piena,
E a goccia a goccia fuor esce a fatica:
Tal son io nel versar l’acerba pena,
Che quanto più desio d’averla esclusa,
Tanto più nel cammin s’arresta, e intrica.

II

Crudele amor, che t’ho fatt’io che mai
Non rallenti i fier dardi, e ’l foco ardente,
E l’arco duro, e la rete possente
In mille luoghi hai teso e tender sai?
Vorrei saper da te s’unqua sarai
Sazio di far questo mio cuor dolente?
Misero me, ch’io fui sì crudelmente
Trafitto che a morir son presso omai.
Non merta la mia fè saetta d’oro
Aver nel petto, e l’impiombata lei,
Cagion di quel ch’io sento aspro martoro:
Però se un Dio da me tenuto sei,
Rendimi del servir degno ristoro,
E i suoi desir conforma ai desir miei.