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10 canzone del caro

e dica: — Ite, miei Galli, or Galli interi,
gli indi e i persi e i caldei
vincete, e fate un sol di tanti imperi. —
     Di questa madre generosa e chiara,
madre ancor essa di celesti eroi,
regnano oggi fra noi
d’altri Giovi altri figli ed altre suore;
e vie piú degni ancor d’incenso e d’ara,
che non fur giá, vecchio Saturno, i tuoi.
Ma ciascun gli onor suoi
ripon nell’umiltate e nel timore
del maggior Dio. Mirate al vincitore
d’Augusto invitto, al glorioso Errico,
come, di Cristo amico,
con la pietá, con l’onestá, con l’armi,
col sollevar gli oppressi e punir gli empi,
non coi bronzi o coi marmi,
si va sacrando i simulacri e i tempi.
     Mirate, come placido e severo
è di se stesso a sé legge e corona.
Vedete Iri e Bellona,
come dietro gli vanno, e Temi avanti,
com’ha la ragion seco, e ’l senno e ’l vero:
bella schiera che mai non l’abbandona.
Udite come tuona
sopra de’ licaoni e de’ giganti.
Guardate quanti n’ha giá domi, e quanti
ne percuote e n’accenna; e con che possa
scuote d’Olimpo e d’Ossa
gli svelti monti, e ’ncontro al ciel imposti.
Oh qual fia poi, spento Tifeo l’audace
e i folgori deposti!
quanta il mondo n’avrá letizia e pace!
     La sua gran Giuno in tanta altezza umile,
gode dell’amor suo, lieta e sicura;
e non è sdegno o cura