Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/296

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il legno: voi stessi l’avete veduto scorrere, e dinanzi agli occhi vostri s’è sparito. Ora di quanta roba credete voi che fosse pieno? che vesti pensate che ci abbiamo perdute? che guarnimento di cani? e quanti danari? Queste cose erano di tanto valore, che con esse tutto questo paese si comprerebbe; perché noi pensiamo che sia ragionevole di menare questo capraro in ricompensa d’esse, per cui difetto si son perdute, sendo officio de’ suoi pari pascer per li monti, e non per lo lito, come i marinai. — Detto ch’ebbero i metinnesi, Dafni, come che fosse infranto e guancito tutto, pure in cospetto della Cloe, quasi nessuna stima ne facesse, cosi soggiunse: — Io pasco le mie capre bene quanto altro mio pari, e sono miglior capraro ch’eglino non sono cacciatori ; e non fu mai che pure uno solo di questi vicini si rammentassero che in loro orto entrasse una mia capra, né che rodesse pure una vite; ma eglino si che sono mali cacciatori, ed i lor cani malissimo avvezzi; percioché, abbaiando e sbrancandomi tutta la greggia, me l’hanno perseguitata dalla collina per tutto il piano sino al mare, come se fussero lupi. Oh, gli hanno rósa la ritortola! E come avevano a fare se nella rena, dove l’avevano cacciata, non era né erba, né timo, né corbezzoli, né altro, di che si pascessero? Il legno è perito! Questo è opera della tempesta piú che delle mie capre. Ci avevano su di molte vesti e di molti danari! E chi crederebbe, altri che uno sciocco o uno smemorato, che un legno, dove si ricco carico fosse, avesse per gomina un vinciglio? — Cosi dicendo e lagrimando, mosse tutta la turba de’ villani a compassione; e Fileta giudice, giurando prima la divinitá di Pane e di tutte le ninfe, sentenziò che né Dafni né le sue capre in questo caso ingiuriati gli avevano, ma solamente il vento e ’l mare, di cui ad altri giudici si spettava di giudicare. Non s’acquetarono i metinnesi alla sentenza di Fileta: perché, di nuovo mossi dall’ira, assalirono il giovinetto; e cercando di legarlo e di menarlo, i villani, non potendo piú tanta loro insolenza sofferire, armati altri di pali, altri di frombole ed altri di altri villeschi istrumenti, furono lor sopra tutti in un tempo a guisa di storni o di mulacchie, e, azzuffandosi con essi,