Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/48

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perché si farebbe tutt’uno il subietto e il predicato? Non v’accorgete che vuol dire «esso Caro», e non «Castelvetro esso»? E, se questo è, il sostantivo è prima o dopo? Non siete voi chiaro che l’uno e l’altro sta come voi dite? Adunque ambedue in questo modo di parlare stanno bene. O mettete un altro grosso, che vi chiarirò di «madre ancor essa». Spiegate queste parole coi suoi termini. Non vuol dire il Caro che «ancor essa» parte descritta, cioè Gallia, è madre degli iddii, come Berecintia? Quale è il subietto? non è «essa Gallia»? Quale è il predicato ? non è «madre»? O perché volete piú tosto che quell’«essa» vada con «madre», sostantivo manifesto che non è suo, che con Gallia, sostantivo sotto ’nteso che è suo proprio? Quell’«essa», eh’è subietto, perché lo fate predicato? Vedete in quanti modi questa vostra imaginazione è stravolta e fuor d’ogni sesto! Voi pensate che il sostantivo di questa «essa» sia «madre», ed è «Gallia»; pensate che sia manifesto, ed è sotto ’nteso; pensate che sia davanti, ed è di poi. Dite che «essa» ha da star davanti al sostantivo, e non vedete che vi sta. Vi ristringete a dire «avanti al sostantivo manifesto solamente», e non vi avedete che non fu mai che non istesse avanti ad ogni sostantivo, o manifesto o sotto inteso che sia. «L’uso — dite poi — della lingua nobile non lo dá». Quale è la nobile: quella che parlate, o quella che scrivete voi? perché la toscana e la commune, la nobile e la ignobile lo dá, mal vostro grado: e non solamente per uso, ma per necessitá; percioché non si può né parlare né scrivere altramente. Ma, poiché fate in ciò distinzione da’ plebei a’ gentiluomini, il Boccaccio e Dante de’ quali sono? Non sono de’ gentiluomini, e degli illustrissimi in questa lingua? e ’l Petrarca non ne siede anco monarca, secondo voi? O tra le migliara degli loro essempi, che si possono addurre in questo caso, non dice il Boccaccio: «Facciano prima essi», avendo parlato de’frati? Non dice Dante in un loco:

Io son essa...

ed in un altro:

Era onorata essa e i suoi consorti: