Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/80

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Predella

Sputate una sentenza di tante cose insieme, e tanto assolutamente, senza pur degnarvi di dire quel che vi dispiace in questa parte, né perché. Non prima v’abbiamo concesso che siate il Petrarca, che volete essere anco Pitagora. Ma bisogna altro che aprir la bocca e soffiare. Dite tutti i suoi vizi, poiché non ci conoscete le virtú; che, se ben sará detta come Dio vuole, forse che non sará detta come volete voi.

Castelvetro — Opposizion XII

«Mirate al vincitor d’Augusto». Poco savio consiglio a nominare in questo caso l’imperatore Augusto, per l’oppenion che s’ha: si come niuno, dicendone male, non nomina il Gran Turco «Augusto», o «Cesare imperator romano».

Predella

Oh questa si eh’è bella, che vi strasciniate dietro la catena e diciate pazzo agli altri ! E piú bella ancora, che pensiate che tutti siano pazzi, fuor che voi. Bellissima poi, che vi diate a credere che tutti credano che voi siate savio. Ma che s’ha da fare? Bisogna secondar l’umore. E però, presupponendo che siate savio voi e pazzi gli altri, non si contenta la Saviezza Vostra che ’l Caro abbia almen compagni in questa sua pazzia? Udite quel che dice quel pazzo d’Ovidio:

Magne, tuum nomen rerum est mensura tuarum, sed qui te vicit, nomine maior erat.

Se vuol lodar Cesare, non è pazzia che chiami «magno» Pompeo? Non è pazzo Omero a far grande Ettore, se vuol far maggiore Achille? Non è pazzo Vergilio a far il medesimo di Turno, se