Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/81

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vuol celebrare Enea? Servio non partecipa della sua pazzia a dire che egli fa belle le ninfe, per far Deiopeia piú bella di loro? Non è anco pazzo Aristotile a dire, che ’l maggiore s’intende quando supera il grande? Non son pazzi tutti i rettorici, che nel genere demostrativo insegnano questa pazzia, di lodare il vinto per far maggiore il vincitore? Savio sará dunque a vostro modo il Babbione che, volendo lodare un amico suo per gran combattente: — Pensate — disse — che non piú tosto entrò nello steccato, che l’avversario gli si rendè. — E non è poco che si truovi un savio, secondo voi: ma siatevi voi solamente savio col Babbione, ché ’l Caro vuol esser pazzo coi pazzi sopradetti. E nondimeno ancor di questa pazzia vi voglio render ragione. Voi dite che in questo caso vi par «poco savio consiglio a nominarlo Augusto». Anzi in questo piú che in nessuno altro; perché qui sta il guadagno d’aver superato un insuperabile, e d’esser cresciuto sopra uno che non potea piú crescere: se pur «ab auctu» è venuta l’etimologia d’Augusto. Questo è pur un precetto d’Aristotile espresso, dove parla della laude e del modo d’ampliarla: e, poiché non accettate lui come pazzo, accettate almeno la ragione che egli dice da savio: «Che per questo l’ainpliazione torna a maggior laude, perché è fondata nell’eccesso; e l’eccedere è tra le cose onorevoli». Ma questo «augusto» non è egli fatto vocabolo proprio degl’imperatori romani, come «arsacidi» de’ parti, «tolemei» degli egizi ed «ottomani» de’ turchi? E perché, parlando del Turco, o in bene o in male che se ne parlasse, non si potrebbe nominare «ottomano»? Dite che l’imperatore non s’ha da nominare «augusto», «per l’oppenion che s’ha». Voi parlate qui da folletto: quale openione, buona o cattiva? Se buona, secondo voi, non sarebbe pazzia? se cattiva, vi ricordo che non si parla degli imperatori, come voi parlate d’ognuno. Il Caro l’ha per principe grande, e per glorioso, e per cristiano; e non veggo a che proposito lo compariate voi col «Gran Turco». Né manco egli lo nomina «augusto», «dicendone male». Anzi lo loda veramente, e di lode supreme, per lodare (se cosi si può dire) piú supremamente il re d’aver fatto cosa difficile e, se voleste, anco impossibile agli