Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/96

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della tazza e dello scudo; percioché si può dire che la maschera sia una metafora delle persone, e la metafora sia una maschera delle cose: vedete come la «maschera» serve per «metafora», e la «metafora» per «maschera». Essendo queste l’ottime, le contrarie saranno le pessime: e le contrarie sono le lontanissime; percioché alle volte si derivano tanto di lontano, che la similitudine non arriva alla cognizion nostra, e si perde in un certo modo del tutto, in guisa che non fanno piú l’offizio di rappresentare né cosa, né persona alcuna. Ed in questo caso, perduta la similitudine, perdono anco il nome; e nelle cose, non piú «metafore», ma «enimmi» si chiamano; e nelle persone, si posson chiamar «bizzarrie», «chimere» o «grottesche» piú tosto che «maschere». L’essempio dell’enimma non s’arebbe a dare a voi, che ne fate ogni giorno; ma, perché gli fate a caso o per confusion di cervello piú tosto che per arte, ve ne voglio dar uno, pur sopra la persona vostra; ed è questo: come chi, volendo mostrare che voi foste un Quintiliano a rovescio, facesse il mese di luglio con due teste, attaccato coi piedi in su. Non ve ne dirò l’interpretazione, per vedere se intervenisse cosi di questo a voi, come di quel d’Edipo alla Sfinge: con ciò sia che, vedendone tanti quanti ne veggo ne’ vostri scritti, vo pensando se per aventura voi foste lei o ella fosse voi, con la medesima proporzione della metafora con la maschera. Dette le condizioni di quelle che son buone, e conoscendosi per gli lor contrari quelle che’ son viziose, pigliamo le fatte dal Caro, e, facendole passar per ciascuna d’esse, veggiamo quali elle siano. E, per non essaminarle tutte, fermianci in quella del «foco», ripresa in questo loco da voi. Avete giá veduto che questo «foco» è maschera qui del «desiderio». Che dite, quanto alla prima condizione? Non è simile al mascherato, somigliandosi l’uno e l’altro in questo, che ambedue sono ardori? Quanto alla seconda, la similitudine non è vicina? intendendosi in un subito il «foco» e la «fiamma» o «l’ardore» per «desiderio»? ed «infocato», «infiammato», «ardente», «acceso» per «desideroso»? Passandola per la terza, questo foco rappresentavi egli tanto maggiore o minor cosa del desiderio, che siatroppo, somigliandolo (si può dire) del pari? Della quarta, che potete voi