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Pagina:Carocci La villa medicea di Careggi.djvu/34

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26 la villa medicea di careggi


La Signoria si fece eco delle paurose voci che da ogni parte e quasi con timore si ripetevano e Bernardo Giugni gonfaloniere di giustizia, troncata ogni esitanza, il primo di settembre fece venire a Palazzo il Medici, gli lanciò in faccia l’accusa che pesava sopra di lui e lo fece chiuder nell’Alberghetto7 una piccola carcere posta nella torre di Palazzo Vecchio, località che metteva il prigioniero al sicuro da qualunque tentativo de’ suoi amici.

Lassù egli avrà pensato alla sua Careggi e chi sa con quale strazio dell’anima gli vennero in mente la moglie ed i figli che là se ne stavano paurosi e pieni d’ansia, quando seppe che dai più fieri suoi oppositori si chiedeva la sua morte.

Prevalsero consigli più miti e Cosimo dopo un mese di prigionia fu mandato in esigilo a Padova. Fu un esilio che rassomigliò ad un trionfo. Amici fidi e affezionati lo seguirono e lo confortarono, le città dov’egli si fermò l’accolsero come se egli fosse stato il vero rappresentante di Firenze e un anno dopo un nuovo trionfo l’attendeva nella sua città dove aveva prevalso il partito di richiamarlo.

Un anno dopo egli era Gonfaloniere di Giustizia e per trent’anni egli diresse e, si potrebbe dire anche, dominò, il governo della repubblica.

Già vecchio, malazzato, egli non perdette l’energia del carattere, l’attività portentosa e delle cose pubbliche come delle sue proprie sempre ebbe cura. Però negli ultimi tempi non si mosse quasi più da Careggi dove s’infermò.

Il figlio, i nipoti, gli amici fedeli, d’ogni premura, d’ogni affetto lo circondarono e da Firenze era un continuo andirivieni di persone d’ogni classe che venivano ad informarsi della salute del gran cittadino.