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la villa medicea di careggi 37


La vita fuggiva rapida dal corpo di Lorenzo: la voce gli s’era fatta fioca e debole, l’occhio errava come in cerca dell’infinito, le mani pallide, stecchite, stringevano quelle degli amici e de’ parenti che muti assistevano alla mestissima scena, quando apparve nella camera la bianca veste del Savonarola.

Austera figura di frate che ad un affetto mirabile, infinito di patria e di libertà accoppiava il fanatismo quasi cieco di religione che lo spingeva a distruggere le sublimi rivelazioni dell’ingegno artistico e del bello, perchè non turbassero la serena severità del culto, il Savonarola veniva da S. Marco a portare al morente la benedizione estrema ed a chiedergli di rivolger l’ultimo pensiero alla libertà della patria.

Strano contrasto quello fra il cittadino più ricco, più potente più sfarzoso, che moriva in mezzo al lusso ed ai tesori dell’arte e il frate umilissimo che usciva dalla nuda cella dalla quale erano perfino bandite le opere uscite dal pennello dell’Angelico! Sotto diverse parvenze, erano due grandi individualità, due splendide figure che si contendevano il primato sulla cittadinanza. L’uno e l’altro attraevano la gente col fascino della parola; ma l’una era piena di poetica dolcezza e l’altra di mistica fierezza: l’uno e l’altro s’imponevano coll’autorità dell’ingegno e del sapere; ma l’uno abbagliava e seduceva collo splendore della ricchezza e del bello terreno, l’altro impauriva ed esaltava collo spettro della vita spirituale.

Ora stavano vicini: l’uno presso ad abbandonare ogni materiale affetto, l’altro pronto a mostrargli la serenità di un avvenire sovrumano.

Afferma taluno che il Savonarola, compiuti gli uffici del suo religioso ministero, chiedesse a Lorenzo come titolo ad un