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Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/169

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libro secondo. 153


messer Bernardo: Nè ancor con questa speranza le nominarò io. — Dite come vi piace, — soggiunse la signora Duchessa; Allor seguitò messer Bernardo, e disse: Pochi di sono, che nella corte di chi io intendo70 capitò un contadin bergamasco per servizio di un gentiluom cortegiano, il qual fu tanto ben divisato di panni, ed acconcio così altilatamente, che; avvenga che fosse usato solamente a guardar buoi, nè sapesse far altro mestiero, da chi non l’avesse sentito ragiomare saria stato tenuto per un galante cavaliero; e così essendo detto a quelle due signore, che quivi era capitato un Spagnolo servitore del cardinale Borgia, che si chiamava Castiglio, ingeniosissimo, musico, danzatore, ballatore, e più accorto cortegiano che fosse in tutta Spagna, vennero in estremo desiderio di parlargli, e subito mandarono per esso; e dopo le onorevoli accoglienze, lo fecero sedere, e cominciarono a parlargli con grandissimo riguardo in presenza d’ognuno; e pochi eran di quelli che si trovavano presenti, che. non sapessero che costui era un vaccaro bergamasco. Però, vedendosi che quelle signore l’intertenevano con tanto rispetto e tanto l’onoravano, furono le risa grandissime; tanto più che ’l1 buon uomo sempre parlava del suo nativo parlare zaffi bergamasco. Ma quei gentiluomini che faceano la burla aveano prima detto a queste signore, che costui, tra l’altre cose, era gran burlatore, e parlava eccellentemente tutte le lingue, e massimamente lombardo contadino: di sorte che sempre estimarono che fingesse; e spesso si voltavano l’una all’altra con certe maraviglie, e diceano: Udite gran cosa, come contrafà questa lingua! — In somma, tanto durò questo ragionamento, che ad ognuno doleano gli fianchi per le risa; e fu forza che esso medesimo desse tanti contrasegni della sua nobilità, che pur in ultimo queste signore, ma con gran fatica, credettero ch’el fosse quello che egli era.

LXXXVI. Di questa sorte burle ogni dì veggiamo; ma - tra l’altre quelle son piacevoli, che al principio spaventano, e poi riescono in cosa secura; perchè il medesimo burlato si ride di sè stesso, vedendosi aver avuto paura di niente. Come essendo io una notte alloggiato in Paglia, intervenne che nella medesima osteria ov’ero io; erano ancor tre altri