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libro secondo. | 165 |
tese non deve mai pungerle di poca onestà, nè scherzando
nè da dovero: però il disputar questa così palese verità è
quasi un metter dubio nelle cose chiare. Parmi ben che ’l
signor Ottaviano sia un poco uscito de’ termini, dicendo che
le donne sono animali imperfettissimi, e non capaci di far
atto alcuno virtuoso, e di poca o niuna dignità a rispetto degli
uomini: e perché spesso si dà fede a coloro che hanno
molta autorità, se ben non dicono così compitamente il vero,
ed ancor quando parlano da beffe, hassi il signor Gaspar
lasciato indur dalle parole del signor Ottaviano a dire che
gli uomini savii d’esse non tengon conto alcuno; il che è falsissimo;
anzi, pochi uomini di valore ho io mai conosciuti,
che non amino ed osservino le donne: la virtù delle quali, e
conseguentemente la dignità, estimo io che non sia punto
inferior a quella degli uomini. Nientedimeno, se si avesse da
venire a questa contenzione, la causa delle donne averebbe
grandissimo disfavore; perchè questi signori hanno formato
un Cortegiano tanto eccellente, e con tante divine condizioni,
che chi averà il pensiero a considerarlo tale, imaginerà
i meriti delle donne non poter aggiungere a quel termine.
Ma, se la cosa avesse da esser pari, bisognarebbe prima che
un tanto ingenioso e tanto eloquente quanto sono il conte
Ludovico e messer Federico, formasse una Donna di Palazzo
con tutte le perfezioni appartenenti a donna, così come essi
hanno formato il Cortegiano con le perfezioni appartenenti
ad uomo; ed allor se quel che difendesse la lor causa fosse
d’ingegno e d’eloquenza mediocre, penso che, per esser
ajutato dalla verità, dimostreria chiaramente, che le donne
son così virtuose come gli uomini.— Rispose la signora Emilia:
Anzi molto più; e che così sia, vedete che la virtù è
femina, e ’l vizio maschio.
XCIX. Rise allor il signor Gasparo, e voltatosi a messer Nicolò Frigio, Che ne credete voi, Frigio? — disse. Rispose il Frigio: Io ho compassione al signor Magnifico, il quale, ingannato dalle promesse e lusinghe della signora Emilia, è incorso in errore di dir quello di che io77 in suo servizio mi vergogno. — Rispose la signora Emilia; pur ridendo: Ben vi vergognarele voi di voi stesso quando vedrete il signor Ga-