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266 | il cortegiano |
ma.— Dimandatene, rispose il signor Ottaviano ridendo, a
questi, che lo nutriscon bene e son grassi e freschi; che ’l
mio, come vedete, non è troppo ben curato. Pur ancora di
questo si poria dir largamente, come del tempo conveniente
del maritarsi, acció che i figlioli non fossero troppo vicini
nė troppo lontani alla età paterna; degli esercizii e della educazione
subito che sono nati e nel resto della età, per fargli
ben disposti, prosperosi e gagliardi. — Rispose il signor Gaspar:
Quello che più piaceria alle donne per far i figlioli ben
disposti e belli, secondo me saria quella communità che d’esse
vuol Platone nella sua Republica, e di quel modo. — Allora
la signora Emilia ridendo, Non è ne’ patti, disse, che ritorniate
a dir mal delle donne. — Io, rispose il signor Gaspar,
mi presumo dar lor gran laude, dicendo che desiderino che
s’introduca un costume approvato da un tanto uomo.— Disse
ridendo messer Cesare Gonzaga: Veggiamo se tra li documenti
del signor Ottaviano, che non so se per ancora gli
abbia detti tutti, questo potesse aver loco, e se ben fosse
che ’l principe ne facesse una legge.— Quelli pochi ch’io ho
detti, rispose il signor Ottavian0, forse porian bastare per
far un principe buono, come posson esser quelli che si usano
oggidì; benchè chi volesse veder la cosa più minutamente,
averia ancora molto più che dire. Soggiunse la signora Duchessa:
Poichè non ci costa altro che parole, dichiarateci,
per vostra fè, tutto quello che v’occorreria in animo da insegnar
al vostro principe. —
XXXI. Rispose il signor Ottaviano: Molte altre cose, Signora, gl’insegnarei, pur ch’io le sapessi e tra l’altre, che dei suoi sudditi eleggesse un numero di gentiluomini e dei più nobili e savii, coi quali consultasse ogni cosa, e loro desse autorità e libera licenza, che del tutto senza risguardo dir gli potessero il parer loro; e con essi tenesse tal maniera, che tutti s’accorgessero che d’ogni cosa saper volesse la verità, ed avesse in odio ogni bugia; ed oltre a questo consiglio de’ nobili, ricordarei che fossero eletti tra ’l popolo altri di minor grado, dei quali si facesse un consiglio popolare, che communicasse col consiglio de’ nobili le occorrenze della città appartenenti al publico ed al privato: ed in tal modo si