Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/327

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varianti. 311


tanti mari, e vinto tante barbare e strane nazioni, e dilatato lo imperio e il nome suo per tutto il mondo, giungerà agli confini di Jerusalem. Qual felicità sarà che si possa agguagliare a quella, che Sua Maestà nell’animo tra sè dentro sentirà? Dopoi, quando cominciaranno da lontano apparire le alte torri della Santa Città, che pensieri, che voglie, che devoti affetti saranno quelli, che fioriranno nel suo magnanimo core! Che allegrezza in tutto lo esercito, il quale già inginocchiato parmi vedere con alta voce e pietose lacrime salutare ed adorare le benedette mura e la Santa Terra, nella quale con tanti divini misterii fu il principio della salute nostra! Quando poi in mezzo di tanti principi in abito regale a cavallo ornato accosterassi a quelle porte, e con le sue proprie mani onoratamente dentro vi riporterà come da lungo esilio quella Croce, che già tanto tempo li è stata vilipesa e in obbrobrio; appresso con la medesima pompa ed ordine armato, e senza pur levarsi di dosso la polvere o il sudor del cammino, se n’andrà al sacratissimo Sepolcro di Cristo, ed ivi prostrato in terra con tanta riverenza umilmente adorerà quel loco, ove giacque morto Colui che a tutto ’l mondo diede la vita: qual cor umano allor sarà, che in sè possa capere tanta allegrezza? qual animo che non desideri finir la vita, per non corrompere mai più questa dolcezza di qualche amaritudine? che fiumi vedransi di devotissime lacrime! che gusto d’immortale consolazione si sentirà! come parranno leggeri e dolci le passate fatiche del lungo cammino e della guerra! Questa è la vera gloria e vero trionfo, conveniente all’altezza di così nobil animo; questa è la scala per salire alla immortalitate in terra e in cielo. Ben desiderare si debbono li regni, i tesori, le grandezze, per poterne trar così onesti e gloriosi frutti.

O felicissimo ciascuno che potrà aver grazia, se non di vedere ed essere presente a così divino spettacolo, almen sentirne li ragionamenti da chi veduto l’arà! E certo niun altro desiderio mai sarammi tanto stabilito nel core, nè con maggior instanza dimanderò grazia a Dio, che di potere a tale impresa servire il Cristianissimo, vedendo con gli occhi proprii e forse scrivendo una parte di così gloriosi fatti, e ae-