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libro primo. | 17 |
sima Sirena. Però, poi che non m’è licito, com’io vorrei, usar le catene, la fune o ’l foco per saper una verità, desidero di saperla con un gioco, il quale è questo: Che ognun dica ciò che crede che significhi quella lettera S, che la signora Duchessa porta in fronte; perchè, avvenga che certamente questo ancor sia un artificioso velame per poter ingannare, per avventura se gli darà qualche interpretazione da lei forse non pensata, e trovarassi che la fortuna, pietosa riguardatrice dei martirii degli uomini, l’ha indotta con questo piccol segno a scoprire non volendo l’intimo desiderio suo, di uccidere e sepelir vivo in calamità chi la mira o la serve. — Rise la signora Duchessa, e vedendo l’Unico ch’ella voleva escusarsi di questa imputazione, Non, disse, non parlate, Signora, che non è ora il vostro loco di parlare. — La signora Emilia allor si volse, e disse: Signor Unico, non è alcun di noi qui che non vi ceda in ogni cosa, ma molto più nel conoscer l’animo della signora Duchessa; e così come più che gli altri lo conoscete per lo ingegno vostro divino, l’amate ancor più che gli altri; i quali, come, quegli uccelli debili di vista, che non affisano gli occhi nella spera del sole, non possono così ben conoscer quanto esso sia perfetto: però ogni fatica saria vana per chiarir questo dubio, fuor che ’l giudicio vostro. Resti adunque questa impresa a voi solo, come a quello che solo può trarla al fine. — L’Unico avendo taciuto alquanto, ed essendogli pur replicato che dicesse, in ultimo disse un sonetto sopra la materia predetta6, dichiarando ciò che significava quella lettera S; che da molti fu estimato fatto all’improvviso, ma, per esser ingegnoso e colto più che non parve che comportasse la brevità | del tempo, si pensò pur che fosse pensato.
X. Così, dopo l’aver dato un lieto applauso in laude del sonetto, ed alquanto parlato, il signor Orravian Freaoso, al qual toccava, in tal modo, ridendo, incominciò: Signori, s’io volessi affermare non aver mai sentito passion d’amore, son certo che la signora Duchessa e la signora Emilia, ancor che non lo credessino, mostrarebbon di crederlo, e diriano che ciò procede perch’io mi son diffidato di poter mai indur donna alcuna ad amarmi: di che in vero non ho