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Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/79

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libro primo. 63


E ricordomi aver già inteso, che Platone ed Aristotele vogliono che l’uom bene instituito sia ancor musico; e con infinite ragioni mostrano, la forza della musica in noi essere grandissima, e per molte cause, che or saria lungo a dir30, doversi necessariamente imparar da puerizia; non tanto per quella superficial melodia che si sente, ma per esser sufficiente ad indur in noi un nuovo abito buono, ed un costume tendente alla virtù, il qual fa l’animo più capace di felicità, secondo che lo esercizio corporale fa il corpo più gagliardo; e non solamente non nuocere alle cose civili e della guerra, ma loro giovar sommamente. Licurgo ancora, nelle severe sue leggi, la musica approvò. E leggesi, i Lacedemonii bellicosissimi ed i Cretensi aver usato nelle battaglie citare ed altri instrumenti molli; e molti eccellentissimi capitani antichi, come Epaminonda, aver dato opera alla musica; e quelli che non ne sapeano, come Temistocle, esser stati molto meno apprezzati. Non avete voi letto, che delle prime discipline che insegnò il buon vecchio Chirone nella tenera età ad Achille, il qual egli nutrì dallo latte e dalla culla, fu la musica; e volse il savio maestro che le mani che aveano a sparger tanto sangue trojano, fossero spesso occupate nel suono della citara? Qual soldato adunque sarà che si vergogni d’imitar Achille, lasciando molti altri famosi capitani ch’io potrei addurre? Però non vogliate voi privar il nostro Cortegiano della musica, la qual non solamente gli animi umani indolcisce, ma spesso le fiere fa diventar mansuete; e chi non la gusta, si può tener certo31 che abbia gli spiriti discordanti l’un dall’altro. Eccovi quante essa può, che già trasse un pesce a lasciarsi cavalcar da un uomo per mezzo il procelloso mare. Questa veggiamo operarsi ne’ sacri tempii in rendere laude e grazie a Dio; e credibil cosa è che ella grata a lui sia, ed egli a noi data l’abbia per dolcissimo alleviamento delle fatiche e fastidii nostri. Onde spesso i duri lavoratori de’ campi sotto l’ardente sole ingannano la lor noja col rozzo ed agreste cantare. Con questo la incolta contadinella, che inanzi al giorno a filare o a tessere si lieva, dal sonno si difende, e la sua fatica fa piacevole; questo è giocondissimo trastullo dopo le piogge, i