Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/139

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obfuscandovisi dentro. Ma se in veritá è visitata da me, Veritá etterna, l’anima riceve timore sancto nel primo aspecto; e con esso timore riceve allegrezza e sicurtá con una dolce prudenzia, che, dubbitando, non dubbita; ma, per cognoscimento di sé reputandosi indegna, dirá: — Io non so’ degna di ricevere la tua visitazione; non essendone degna, come può essere? — Alora si volle a la larghezza della mia caritá, cognoscendo e vedendo che a me è possibile di dare; e non raguardo alla indegnitá sua, ma a la dignitá mia che la fo degna di ricevere me, per grazia e per sentimento, in sé, perché non dispregio il desiderio col quale ella mi chiama. E però riceve umilmente, dicendo: — Ecco Tancilla tua: facta sia in me la tua volontá. — E alora esce del camino de l’orazione e visitazione mia con allegrezza e gaudio di mente, e con umilitá reputandosi indegna, e con caritá ricognoscendola da me.

Or questo è il segno che l’anima è visitata da me o dalle dimonia: trovando quando è da me, nel primo aspecto, el timore e, al fine e al mezzo, l’allegrezza e la fame delle virtú. E quando è dal dimonio, el primo aspecto è l’allegrezza, e poi rimane in confusione e in tenebre di mente. Si che Io ho prò veduto in darvi el segno, acciò che l’anima, se ella vuole andare umile e con prudenzia, non possa essere ingannata. El quale inganno riceve l’anima che vorrá navicare solo con l’amore imperfecto delle proprie consolazioni piú che de l’affecto mio, come decto t’ho.

CAPITOLO LXXII

Come l’anima, che in veritá cognosce se medesima, saviamente si guarda

da tucti li predecti inganni.

— Non t’ho voluto tacere l’inganno che ricevono e’ comuni, ne l’amore sensitivo, nel loro poco bene adoperare, cioè di quella poca virtú che essi adoperavano nel tempo della consolazione; né de l’amore proprio spirituale delle proprie consolazioni de’ servi miei, come essi col proprio amore del dilecto s’ingannano