Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/234

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porta di questo cellaio era Cristo in terra, a cui era commesso a ministrare el Sangue, e a lui stava di mectere i ministratori che l’aitassero a ministrare per tucto l’universale corpo della religione cristiana. Chi era acceptato e unto da lui n’era facto ministro, e altri no. Da costui esce tucto l’ordine chericato, e messili, ciascuno ne l’offizio suo, a ministrare questo glorioso Sangue. E come egli gli ha messi per suoi aitatori, cosi a lui tocca el correggerli de’ difecti loro; e cosi voglio che sia, che, per l’excellenzia ed auctoritá che Io l’ho data, Io gli ho tracti della servitúdine, cioè subieczione della signoria de’ signori temporali. La legge civile non ha a fare cavelle con la legge loro in punizione; ma solo in colui che è posto a signoreggiare e a ministrare nella legge divina. Questi sono e’ miei unti, e però dixi per la Scriptura: «Non vogliate toccare e’cristi miei». Unde a maggiore ruina non può venire l’uomo che se ne fa punitore.

CAPITOLO CXVI

Come la persecuzione, che si fa a la sancta Chiesa o vero a’ ministri, Dio la reputa facta a sé, e come questa colpa piú è grave che neuna altra.

— E se tu mi dimandassi per che cagione Io ti mostrai che piú era grave la colpa di coloro che perseguitavano la sancta Chiesa che tucte l’altre colpe commesse, e perché per li loro difecti Io non volevo che la reverenzia verso di loro diminuisse, Io ti rispondarei e rispondo: perché ogni reverenzia che si fa a loro, non si fa a loro, ma a me, per la virtú del Sangue che Io l’ho dato a ministrare. Unde, se non fusse questo, tanta reverenzia avareste a loro quanta agli altri uomini del mondo, e non piú. E per questo ministerio séte costrecti a far lo’ reverenzia; e a le loro mani vi conviene venire, non a loro per loro, ma per la virtú che Io ho data a loro, se volete ricevere i sancti sacramenti della Chiesa; però che, potendoli avere e non volendogli, sareste e morreste in stato di dannazione.

Si che la reverenzia è mia e di questo glorioso Sangue (che siamo una medesima cosa per l’unione della natura divina con