Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/388

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suo, né può sostenere una piccola parola né riprensione che gli fusse facta; ma subbito traie fuore il fructo avelenato della inpazienzia, ira e odio verso il fratello suo, giudicando in suo male quello che egli ha facto in suo bene; e, cosi scandalizzato, vive in pena l’anima e ’l corpo.

Perché è dispiaciuto al fratello suo? Perché piacque a sé sensitivamente. Egli fugge la cella come fusse uno veleno, perché egli è escito della cella del cognoscimento di sé, per la qual cosa egli venne a disobbedienzia: però non può stare nella cella actuale. Nel refectorio non vuole apparire, se non come a suo nemico, mentre che egli ha che spendere: non avendo che, la necessitá vel mena. Bene fecero dunque gli obbedienti, che volsero observare il voto della povertá per non avere che spendere, acciò che non gli traesse della soave mensa del refectorio, dove l’obbediente notrica in pace e in quiete l’anima e ’l corpo. Non ha pensiere d’apparechiare né provedersi come il misero; el quale misero, al gusto suo, il visitare il refectorio gli pare amaro, e però il fugge.

Al coro sempre vuole essere l’ultimo a intrare e il primo che n’esca. Con le labbra sue s’appressima’ a me, e col cuore se ne dilunga. Il capitolo, per timore della penitenzia, il fugge volontieri quando egli può: lo starvi fa come se fusse suo nemico mortale, con vergogna e confusione nella mente sua (quello che nel commectere le colpe non ebbe, non vergognandosi di commectere la colpa de’ peccati mortali). Chi ne gli è cagione? La disobbedienzia. Egli, non vigilia né orazione, e non tanto l’orazione mentale, ma spesse volte l’officio, ad che egli è obligato, non il dirá; non caritá fraterna, ché egli non ama altro che sé, non d’amore ragionevole, ma d’amore bestiale. Tanti sonno e’ mali che gli caggiono in capo al disobbediente, tanti sono i dolorosi fructi suoi, che la lingua tua non gli potrebbe narrare!

Oh disobbedienzia, che spogli l’anima d’ogni virtú e vestila d’ogni vizio ! Oh disobbedienzia, che privi l’anima del lume de l’obbedienzia, tollile la pace e da’le la guerra, tollile la vita e da’le la morte, traendola della navicella de l’observanzie de