Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/191

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volontá divina. Unde hai ricevuto vestimento di vera e ardentissima caritá, perché acqua non vi possa intrare. O dilettissima figliuola, questa pazienzia è reina, posta nella ròcca della fortezza: ella vince e non è mai vinta; essa non è sola, ma è acompagnata con la perseveranzia; ella è il mirollo della caritá; ella è colei che manifesta il vestimento d’essa caritá se egli è vestimento nupziale o no; se egli è rotto d’imperfezione, ella el manifesta, sentendo subbito el contrario della impazienzia. Tutte le virtú si possono alcuna volta occultare, mostrandosi perfette essendo imperfette, eccetto che a te non si possono nascondere : ché, se ella è nell’anima questa dolce pazienzia, mirollo di caritá, ella dimostra che tutte le virtú sonno vive e perfette; e se ella non v’ è, manifesta che tutte le virtú sonno imperfette e non sonno gionte ancora alla mensa della santissima croce, dove essa pazienzia fu conceputa nel cognoscimento di sé e nel cognoscimento della mia bontá in sé, e partorita dall’odio santo e unta di vera umilitá. A questa pazienzia non è denegato el cibo dell’onore di me e salute dell’anime: anco essa è quella che’l mangia continuamente, e cosi è la veritá.

Raguarda, carissima figliuola, ne’dolci e gloriosi martiri, che col sostenere mangiavano el cibo dell’anime. La morte loro dava vita: resuscitavano e’morti e cacciavano le tenebre de’ peccati mortali. El mondo con tutte le sue grandezze e i signori con la loro potenzia non si potevano difendere da loro, per la virtú di questa reina, dolce pazienzia. Questa virtú sta come lucerna in sul candelabro. Questo è il glorioso frutto che die’la lagrima gionta nella caritá del prossimo suo, mangiando con lo svenato e immaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo, con crociato e ansietato desiderio e con pena intollerabile dell’offesa di me, Creatore suo: non pena afliggitiva, ché l’amore con la vera pazienzia ucise ogni timore e amore proprio che dá pena; ma pena consolativa, solo dell’offesa mia e danno del prossimo, fondata in caritá, la quale pena ingrassa l’anima. Godene in sé, perché ella è uno segno dimostrativo che dimostra me essere per grazia nell’anima.