Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/312

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dolcezza d’amore. Apre l’occhio dell’ intelletto e raguarda in me ; e ponendoti Io uno caso particulare avenuto, del quale se ben ti ricorda, tu mi pregasti ch’Io provedesse, e io providi, si come tu sai, che senza pericolo di morte riebbe lo stato suo. E come egli è questo particulare, cosi è generalmente in ogni cosa.—

Alora quella anima, aprendo l’occhio dell’ intelletto col lume della santissima fede nella divina sua maestá con ansietato desiderio (perché per le parole dette piú conosceva della sua veritá nella dolce providenzia sua) per obbedire al comandamento suo, specolandosi nell’abisso della sua caritá, vedeva come egli era somma e eterna bontá, e come per solo amore ci aveva creati e ricomprati del sangue del suo Figliuolo, e che con questo amore medesimo dava ciò che egli dava e permetteva: tabulazioni e consolazioni; ogni cosa era data per amore e per provedere alla salute dell’uomo, e non per verun altro fine.

E1 Sangue sparto con tanto fuoco d’amore vedeva che manifestava che questa era la veritá. Alora diceva el sommo ed eterno Padre : — Questi sono come aciecati per lo proprio amore che hanno di loro medesimi, scandalizzandosi con molta impazienzia. Io ti parlo in particulare e in generale, ripigliando quel ch’Io dicevo. Essi giudicano in male, in loro danno, in ruina e in odio quello che Io fo per amore e per loro bene, per privarli dalle pene eternali, per guadagno e per dar lo’vita eterna. E perché dunque si lagnano di me? perché none sperano in me, ma in loro medesimi; e giá t’ho detto che per questo vengono a tenebre, ,si che non cognoscono. Unde odiano quel che debbono avere in reverenzia, e, come superbi, vogliono giudicare gli occulti miei giudizi, e’quali sonno tutti dritti. Ma essi fanno come il cieco, che col tatto della mano, o alcuna volta col sapore del gusto, e quando col suono della voce, vorrá giudicare in bene e in male, secondo el suo basso, infermo e picciolo sapere. E non si vorranno attenere a me, che so’ vero lume e so’ Colui che gli nutrico spiritualmente e corporalmente, e senza me veruna co,sa possono avere. E se alcuna volta sonno serviti dalla creatura. Io so’ Colui che l’ho data la volontá, l’attitudine, el sapere, el potere a poterlo fare. Ma, come matto.