Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/372

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in sé non manca mai per difetto di veruno subdito religioso che trapassasse l’ordine suo : non può offendere questa navicella, ma offende se medesimo. È vero che, per difetto di colui che tenesse il timore, la fa andare a onde; e questi sonno e’gattivi e miserabili pastori, prelati posti dal padrone di questa navicella. Ella è di tanto diletto in se medesima, che la lingua tua noi potrebbe narrare.

Dico che questa anima, cresciuto il fuoco del desiderio, con odio santo di sé avendo trovato il luogo, col lume della fede v’entra dentro morta, se egli è vero obbediente, cioè che perfettamente abbi osservata l’obbedienzia generale. E se egli v’entra imperfetto, non è però che non possa giognere alla perfezione : anco vi giogne, volendo esercitare in sé la virtú dell’obbedienzia. Anco la maggiore parte di quegli che v’entrano sonno imperfetti : chi v’entra con perfezione, chi v’entra per fanciullezza, chi v’entra per timore, chi per pena e chi per lusinghe. Ogni cosa sta poi in esercitarsi nella virtú e in perseverare infino alla morte; ché per l’entrare veruno giudicio non si può ponere, ma solo nella perseveranzia. Però che molti sonno paruti che sieno andati perfetti, che hanno poi voltato el capo adietro, o stati nell’ordine con molta imperfezione. Si che il mondo e l’atto, con che entrano nella navicella (che sono tutti ordinati da me, chiamandoli in diversi modi), non si può giudicare; ma solo l’affetto di colui che dentro vi persevera con vera obbedienzia.

Questa navicella è ricca, che non bisogna al suddito che abbi pensiero veruno di quello che gli bisogni né spiritualmente né temporalmente ; però che, se egli è vero obbediente e osservatore dell’ordine, egli è proveduto dal padrone dello Spirito santo, come tu sai ch’Io ti dissi, quando ti parlai della providenzia mia, che i servi miei, se essi erano povari ; non erano mendichi : cosi costoro; si che trovavano la loro necessitá. Bene la provavano e pruovano quegli che sonno osservatori dell’ordine, linde vedi che, ne’tempi che gli ordini si reggevano in fiore di virtú con vera povertá e con caritá fraterna, non lo’ venne mai meno la sustanzia temporale, ma avevanne piú che non