Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/40

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detto t’ho), non ricognoscendola, ma andando sempre di male in peggio e di colpa in colpa, sempre perseguitandomi con molte ingiurie e tenendo tanto a vile le grazie che Io 1’ ho fatte e fc, che non tanto che essi se la rechino a grazia, ma e’ lo’ pare ricevere alcuna volta da me ingiuria, né piú né meno come se Io volesse altro che la loro .santificazione ; dico che lo’ sará piú duro, e degni saranno di maggiore punizione. E cosi saranno piú puniti ora, poi che hanno ricevuta la redenzione del sangue del mio Figliuolo, che innanzi la redenzione, cioè innanzi che fusse tolta via la marcia del peccato d’Adam. Cosa ragionevole è che chi piú riceve, piú renda e piú sia tenuto a colui da cui egli riceve.

Molto era tenuto l’uomo a me per l’essere che Io gli avevo dato, creandolo alla imagine e similitudine mia. Era tenuto di rendermi gloria, ed egli me la tolse e volsela dare a sé; per la qual cosa trapassò l’obedienzia mia imposta a lui e diventommi nemico. Ed Io con l’umilitá destrussi la superbia sua, umiliando la natura divina e pigliando la vostra umanitá; cavandovi dalla servitudine del dimonio, fecivi liberi ; e non tanto che Io vi desse libertá, ma, se tu vedi bene, l’uomo è fatto Dio, e Dio è fatto uomo per l’unione della natura divina nella natura umana.

Questo è uno debito il quale hanno ricevuto, cioè il tesoro del Sangue, dove essi sonno recreati a grazia. Si che vedi quanto essi sono piú obligati a rendere a me doppo la redenzione che inanzi la redenzione. Sonno tenuti di rendere gloria e loda a me, seguitando le vestigie della Parola incarnata dell’unigenito mio Figliuolo e alora mi rendono debito d’amore di me e dilezione del prossimo con vere e reali virtú, si come di sopra ti dissi. Non facendolo (perché molto mi debbono amare), cággiono in maggiore ofifesa ; e però Io per divina giustizia lo’ rendo piú gravezza di pena dando lo’ l’eterna dannazione. Unde molto ha piú pena uno falso cristiano che uno pagano; e piú el consuma el fuoco senza consumare, per divina giustizia, cioè affligge, e affliggendo si sentono consumare col vermine della coscienzia e nondimeno non consuma, perché i dannati non perdono l’essere per veruno tormento che ricevano. Onde Io ti dico che essi