Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/50

Da Wikisource.

mortale, la divina giustizia (non essendo buoni ad altro) gli mette nel fuoco el quale dura eternalmente.

Costoro non hanno lavorata la vigna loro; anco l’hanno disfatta, e la loro e l’altrui. Non solo che ci abbino messa alcuna pianta buona di virtú ; ma essi n’ hanno tratto il seme della grazia, el quale avevano ricevuto nel lume del santo battesmo, participando el sangue del mio Figliuolo, el quale fu el vino che vi por,se questa vite vera. Ma essi ne l’hanno tratto, questo seme, e datolo a mangiare agli animali, cioè a diversi e molti peccati, e messolo sotto e’ piei del disordinato affetto, col quale affetto hanno offeso me e fatto danno a loro e al prossimo.

Ma e’ servi miei non fanno cosi ; e cosi dovete fare voi, cioè essere uniti e inestati in questa vite. E alora riportarete molto frutto, perché participarete dell’umore della vite. E stando nel Verbo del mio Figliuolo state in me, perché Io so’una cosa con lui ed egli con meco ; stando in lui seguitarete la dottrina sua ; seguitando la sua dottrina participate della sustanzia di questo Verbo, cioè participate della Deitá eterna unita nell’umanitá, traendone voi uno amore divino dove l’anima s’inebbria. E però ti dissi che participate della sustanzia della vite.

CAPITOLO XXIV

Per che modo Dio pota i tralci uniti con la predetta vite, cioè i servi suoi, e come la vigna di ciascuno è tanto unita con quella del prossimo, che neuno può lavorare o guastare la sua che non lavori o guasti quella del prossimo.

— Sai che modo Io tengo poi ch’e’ servi miei sonno uniti in seguitare la dottrina del dolce ed amoroso Verbo? Io gli poto, acciò che faccino molto frutto, e il frutto loro sia provato e non insalvatichisca. Si come il tralcio che sta nella vite, che il lavoratore il pota perché facci migliore vino e piú; e quello che non fa frutto taglia e mette nel fuoco. E cosi fo Io lavoratore vero: e’servi miei che stanno in me Io gli poto con le molte