Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/51

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tribolazioni, acciò che faccino piú frutto e migliore, e sia provata in loro la virtú. E quegli che non fanno frutto sono tagliati e messi al fuoco, come detto t’ho.

Questi cotali sonno lavoratori veri, e lavorano bene l’anima loro, traendone ogni amore proprio, rivoltando la terra dell’affetto loro in me. E nutricano e crescono el seme della grazia, el quale ebbero nel santo battesmo. Lavorando la loro, lavorano quella del prossimo, e non possono lavorare l’una senza l’altra ; e giá sai ch’Io ti dissi che ogni male si faceva col mezzo del prossimo e ogni bene. Si che voi séte miei lavoratori, esciti di me, sommo ed eterno lavoratore, il quale v’ ho uniti e innestati nella vite per l’unione che Io ho fatta con voi.

Tiene a mente che tutte le creature che hanno in loro ragione hanno la vigna loro di per sé. La quale è unita senza veruno mezzo col prossimo loro, cioè l’uno con l’altro. E sonno tanto uniti che veruno può fare bene a sé che noi facci al prossimo suo, né male che non il faccia a lui. Di tutti quanti voi è fatta una vigna universale, cioè di tutta la congregazione cristiana, e’ quali séte uniti nella vigna del corpo mistico della santa Chiesa, unde traete la vita.

Nella quale vigna è piantata questa vite dell’unigenito mio Figliuolo, in cui dovete essere innestati. Non essendo voi innestati in lui, séte subito ribelli alla santa Chiesa e séte come membri tagliati dal corpo che subito imputridisce. È vero che, mentre che avete il tempo, vi potete levare dalla puzza del peccato col vero dispiacimento e ricórrire a’ miei ministri, e’ quali sonno lavoratori che tengono le chiavi del vino, cioè del Sangue uscito di questa vite. El quale Sangue è si fatto e di tanta perfezione che, per veruno difetto del ministro, non vi può essere tolto el frutto d’esso Sangue.

El legame della caritá è quello che gli lega con vera umilitá, acquistata nel vero cognoscimento di sé e di me. Si che vedi che tutti v’ ho messi per lavoratori. E ora di nuovo v’ invito, perché ’l mondo giá viene meco, tanto sonno multiplicate le .spine che hanno affogato el seme, in tanto che veruno frutto di grazia vogliono fare.