Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/52

Da Wikisource.

Voglio dunque die siate lavoratori veri, che con molta sollicitudine aitiate a lavorare Tallirne nel corpo mistico della santa Chiesa. A questo v’ eleggo, perdi’ Io voglio fare misericordia al mondo, per lo quale tu tanto mi preghi. —

CAPITOLO XXV

Come la predetta anima, doppo alcune laude rendute a Dio, el prega che le mostri coloro che vanno per lo ponte predetto e quelli che non vi vanno.

Alora l’anima con ansietato amore diceva : — O inestimabile dolcissima caritá, chi non s’accende a tanto amore? Qual cuore si può difendere che non venga meno? Tu, abisso di caritá, pare che impazzi delle tue creature, come tu senza loro non potessi vivere, con ciò sia cosa che tu sia lo Dio nostro che non hai bisogno di noi. Del nostro bene a te non cresce grandezza, però che tu se’ immobile ; del nostro male a te non è danno, però die tu se’ somma ed eterna bontá. Chi ti muove a fare tanta misericordia? L’amore; e non debito né bisogno che tu abbi di noi, però che noi siamo rei e malvagi debitori.

Se io veggo bene, .somma ed eterna Veritá, io so’ el ladro e tu se’ lo ’npiccato per me; perdié veggo el Verbo tuo Figliuolo confítto e chiavellato in croce, del quale m’hai fatto ponte, secondo che hai manifestato a me, miserabile tua serva. Per la quale cosa el cuore scoppia, e non può scoppiare per la fame e desiderio che è conceputo in te. Ricordomi che tu volevi mostrare chi sono coloro che vanno per lo ponte, e chi non vi va. E però, se piacesse a la bontá tua di manifestarlo, volentieri el vedrei e l’udirei da te. —

Santa Caterina da Siena, Libro della divina dottrina.

4