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A D. GIOVANNI


MONACO DELLA CERTOSA IN ROMA


IL QUALE ERA TENTATO E VOLEVA ANDARE AL PURGATORIO DI S. PATRIZIO, E NON AVENDO LICENZA, STAVA IN MOLTA AFFLIZIONE DI MENTE (A).

I. Desidera vederlo illuminato con vero lume, dimostrando come vi sono due lumi, uno perfetto, l'altro imperfetto; e come da questo si giunga al perfetto.

II. Di due virtù, che dimostrano, quando sia infuso detto lume nell’anima, come che son da esso guidate, accompagnate dalla fortezza e perseveranza, e partorite dalla carità; la prima delle quali è l’obbedienza. Della seconda virtù che dimostra, cioè, della pazienza e suoi effetti.

III. Esorta il detto monaco ad entrare nella cella del conoscimento di sè stesso, e della divina bontà per acquistare ogni perfezione, e specialmente la pazienza e l’obbedienza al proprio prelato.

Lettera 61.


Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimo fratello e figliuolo di Maria dolce in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi fondato in vero e per-