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Annotazioni alla Lettera 43


(A) La terra di Casole è del territorio di Siena pel governo politico, lungi di questa città 16 miglia. Ma se attendasi alla giurisdizione ecclesiastica è in quello del vescovo di Volterra. Questo luogo è grande e popolato, c di qnel secolo era tornato all’ubbidienza de’sanesi, e per essi reggeasi; come al di d oggi «incora si governa da nobile sancse, diputatovi dall’altezza reale di Toscana.

Il preposto di (picsta terra ò capo nello spirituale d’ essa.

(B) Dove è pena senza veruna verecundta. Il Farri ha portate d’altra maniera queste parole, dicendo: Dui’è pena senza niuna remissione. Non (stimando necessaria questa interpretazione del sentimento della santa, noi siamo stati alle stesse parole che ella b?i adoperate a spiegarlo. La Tergogna, o, come ella dice, la verecondia avvegnaché sia affetto in se indifferente, pure ha un non so che di virtù, in quanto il timore del disonore ritrae altri assai spesso dal male operare, ed è ancora come uu sentimento del malo già fatto. Or nell’ inferno i condannati alle pene eterne sono si lungi dall’avere pentimento veruno delle colpe di cui sono puniti, e elio esser suole accompagnato dalla Tergogna; che anzi confederati in orgoglio per l’animo indurato nel male, farebbonsi contiuuo rei di nuovi supplicj, se abili fossero a contrarre nuovi demeriti da punirsi. Dicendosi dunque per la santa, ebe le pene infernali sono seuza verecondia, mostrasi l’ostinazione di quei disperati che è aleuti segnale dell’eternità di quei tormenti. Leggasi il capitolo 40 del suo libro del Dialogo, in cui ella favella dell’ostinazione di queste anime rubelle a Dio.

(C) Aon pare che vogliano aspettare il sommo giudice, che lo’ dà la sentenzia. Per non intendere il modo di favellare della santa, la qnale assai spesso usa dire lo’ invece di loro in varie forme nveano le altre impressioni storpialo questo passo. Aldo cel dà in questa foggia. Che voglion aspettare il sommo giudice, che */ oda la sentenzia.

Nei in guisa migliore lo rapporta il Farri, dicendo. IVou vogliono aspettare il sommo giudice, il quale oda la sentenzia nella compagnia dei detnonj: La lezione legittima è quella che s’è posta cioè, che lo’ dà la sentenzia, essendo alla maniera della santa Io stesso /o’, che loro. Nè questa maniera di scrivere nel caso obliquo lo’ per loro, come uel caso retto, e’per eglino, fu usala solamente da sauta Caterina, avendosene non pochi esempj in altre scritture di autori saitesi di quel secolo. Anzi ne abbiamo esempi anche.n alcuni scritti del buon secolo, come fra gli altri uno ce ne fece ultimamente notare il P. Sorio nelle inedite Meditazioni della vita di GYsù Cristo, che egli annunzio in un suo ragionamento,.