Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/227

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negligenzia nostra, che comandandolo con fede viva per virtù di quella santissima croce, che la volontà nostra non muova questo monte da vizio a virtù, da negligenzia a sollicitudine; da superbia a perfetta e vera umiltà, raguardando Dio umiliato a sè, uomo, e levarassi il monte dell’ignoranzia, e rimarremo umiliati nel vero e perfetto cognoscimento di noi medesimi, e vederemo noi non essere, e vederenci operatori di quella cosa che non è. Allora truova l’anima in sè fondata la bontà di Dìo con tanto ardentissimo amore, perocché vede che elli l’amò in sè medesimo innanzi che elli la creasse, e poiché elli ha veduta’ la miseria sua e la bontà di Dio in sè, viene in odio di sè medesimo ed in amore del dolce Jesù.

II. E perché si vede essere stato, ed è ribello a Dio, facendo quello bene il quale noi potiamo fare, vorrà fare giustizia di sè medesimo: e non tanto che.

si chiami contento di fare’giustizia di sè, ma eli) desidera che le creature ne facciano vendetta, volendo sostenere da loro ingiurie, strazii, scherni e villanìe, ed in altro non si può dilettare, che in sostenere ed in portare fatiche con buona e vera pazienzia.

III. Allora manifesta la fede sua viva e none morta che elli ha; e mostra che elli abbi conformata la volontà sua con quella d; Dio, ed ha comandato a monti che si levino, e sonsi levati, e rimasi in virtù, e diventa giudicatore della santa volontà di Dio, della quale volontà nasce uno lume, che ciò che elli vede e ciò che li fusse fatto, o da uomini, o da dimonii, o per qualunque modo sia, non può vedere che proceda da altro che da questa santa volontà di Dio; e neuna cosa a quella mente ed a quella anima può esser pena; nè veruno tempo, nè stato vuole eleggete a suo modo, se non secondo che alla bontà di Dio piace; perocché vede che Dio sommamente è buono, e non può volere altro che bene, e la noslra santificazione, siccome disse il dolce innamorato di Paulo: che la volontà di Dio è che noi siamo santi-