Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/278

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del tempo da avverarsi, dacché la sartia ne favella solamente come di cose de’ tempi futuri. Ciò però non vieta, cbe da altri possa ricercarsene l’avvenimento, eli»; per molti credesi essere di già accaduto. Il padre Daniele Ensehenio, uno de’conliniiatori dell’opera del padre Gio. Bollando nelle annotazioni alla vita della santa, stima che la riforma di.saDta Chiesa preveduta da santa Caterina, sia quella fattasi coll’opera de’sagri canoni del concilio di Trento; e che all’ altra predizione della _ conversione degl’ infedeli desse adempimento il santo apostolo Francesco Saverio, e gli altri uomini apostolici, che lauto s’adoperarono a prò delle anime degl’infedeli, condurendone alla fede sì gran numero nelle parti dell’oriente e nel Nuovo Mondo. Di questo sentimento fu pure il P. Pie’ Irò Maturo nelle sue annotazioni alle opere di s. Antonino, il P. Teofilo Rainaudo, dal quale la salita con voce gentilesca è detta Christi Pythia, come da Cornelio a Lapide vien appellata Teodidacta, ossia ammaestrata da Dio.

((G) E con essa disciplina caccio i mercanti, ec. In molti luoghi di queste lettere e nel suo libro del Dialogo favella la santa con grave sentimento de’viij degli ecclesiastici di que’tempi, come più volte s’è osservato.

(II) Sai tu (juello che santo Gregorio diceva, quando disse felice e avventurata colpa? Qnesto concetto, che per verità sembra ardito, si ha nella cantica della benedizione del cero pasquale secondo il rito romano: Oh jelix culpa etc., e sembra correggersi per quello cbe ivi seguita: quae tantum promeruit Redemptore.m. li qui potrebbe recare meraviglia il vederlo attribuire a s. Gregorio dalla santa, che riporta il colloquio avuto con Gesù Crislo, dacché il Durando (per altro non seguito in ciò nè dal Cavanti nè dal Magri) nel suo liatiouale Divinorum Officiorum, ne fa autore s. Ambrogio.

Ma certamente che almeno il s. arcivescovo non la componesse tale quale sta, anche da ciò solo è evidente, cbe in quella adoperata nella chiesa di Milano, che certamente è del santo arcivescovo, il concetto qui controverso non si trova. Del resto cbe quella cbe or s’ usa nel rito romano, sia di s. Gregorio, è asserito, tra gli altri, da I). Audrea Piscara Castaldo, nel libro: Sacrarnui ccremoniarum juxla Romanum ninni ex jussu clericormn Roiuanoriuu accurata distribuito, dal dott. Arcivescovo di Toledo e cardinale Fra Garzia Loaysa nelle note al IV concilio Toletano addotto da’ pad ri 1’ Abbé e Cosart (Tom. 5 de’Concilj generali), e da Sisto Sanese ( nella Biblioteca santa), ove, spiegando un passo intralciato del Crisostomo s’esprime: l)icemus ea interpretanda for

in co sentii quo beatus pontifex Gregorius pronunciavit feliretn fnisse primi parentis quia tnlem ac tantum mentii li ab tre Rede/nptorem.


Invano si obietterebbe una forinola tratta (come ivi è dello) da antichissimo messale gotico, e riportala nella Hibhvt/icca Palmih che ha in fronte: HenedicUo Cerei beati Angustiai Epìscopi etc., nella quale trovatisi Iu parole controverse, poiché nel libro impresso dal dottissimo P..Mahillon, col nome di Sacramentarium Galhctinutu t che trovasi nel tomo intitolalo: Iter italiana de., si :