Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/93

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potendo ingannare fi servi di Dio nelle cose che paono male, ed in troppo larga coscienzia, egli si pone ad incannarli sotto cplore di virtù con disordinata confusione, estrema coscienzia, dicendo all* infermo: se tir fusse sano molto bene potresti fare: ed a colui che è tentato e molestato da esso dimonio di qualunque tentazione o molestia « vuole essere, per cogitazioni e pensieri, dice nella mente sua volendo che egli le rifiuti!

se tu non l’avessi, ne piaceresti più a Dio; avresti la mente pacifica; l’oflìcio e l’altre operazioni tue sarebbero grate e piacevoli a Dio; volendoli far vedere, che per quelli pensieri e forti battaglie, neuno suo detto o fatto piaccia alla bontà di Dio; e perocché il dimonio guadagna più nelli servi di Dio dalla confusione, che d’altro; poiché egli non li può fare cadere con colore di vizio, elli vuole fare cadere sotto colore di virtù.

Sappiate dunque, carissimo padre, che Dio ci permette le fatiche, solo perchè noi proviamo in noi la virtù della pazienzia, della fortezza e della perseveranzia, le quali virtù escono dal cognoscimeuto di sè, perocché nella battaglia io cognosco me non essere, perchè se io fossi alcuna cosa, io me la levarei: ma io non posso levarmi le battaglie dell anima nell’infirmità del corpo!

possiamo bene levare la volontà che non consenta, ecl in questa volontà- troviamo la bontà di Dio, che per amore ineffabile ci donò questa volontà libera, nella quale sta il peccato; e la virtù, che siccome donna (lì) che ella è, nè dimonio, nè creatura la può costringere più che ella si voglia a niuno peccato; vedendo dunque questo l’anima prudente, nel tempo delle battaglie gode, vedendo che Dio gli le permette per farla crescere in maggiore e più provata virtù, perocché la virtù non è mai provata, se non per lo suo contrario; e non si vede se ella è virtù, siccome la donna che ha conceputo in sè il figliuolo, che infino che noi parturisce, non può vedere di verità quello che è, se non per opinione. Così l’anima, se ella non par*’ turisce la virtù con la pruova delle molte pene, da?