Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/181

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GUGLIELMO D’ItNGHILTElUU De’pRATI EREMITI DI 3. AGOSTINO (A).

J. Desidera vederlo illuminato eoo vero lume; e dimostra come tì sono due lumi, ano più imperfetto, necessario n tatti comunemente per vìvere in grazia; l’altro più perfetto, che conviene a quelli che vogliono arrivare alla perfezione.

II. Dell’amor proprio spiutuaie; e cbe non dobbiamo porre tatto lo stadio nel mortificare il corpo, an nel mortificare la propria volontà, anco circa le cose spirituali; non cercando di servire a Dio secondo la nostra consolazione, ed il nostro modo, ma secondo cbe più richiede la gloria di Dio; «ni cbe smarrita col mezzo p ù perfetto accennato di sopra; onde esorta il suddetto padre a non volere offendere la propria perfezione abusandosi dei lami ricevati da Dio.

ìfittUtix J24.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. N^Éarissimo figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero lume, perocché senza il lume non potremo andare per la via della verità, ma andaremo in tenebre.

Due lumi sono necessari d’avere. Il primo è, che noi siamo alluminati in cognoscere le cose tranS.

Caterina. Opere. T. V. 2