Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/40

Da Wikisource.
40

4° stimento tuo è vestimento di sole col lume del vero cognoscimento di Dio, e col caldo della divina carità, che gitta raggi co* quali percuoti coloro che ti fanno ingiuria, gittando lo’carboni di fuoco accesi di carità sopra il capo loro, il quale arde e consuma l’odio del loro cuore: sicché dunque pazienzia dolce fondata in carità, tu sei quella che fai frutto nel prossimo e rendi onore a Dio; elli è ricoperto questo tuo vestimento di stelle di varie e diverse virtù; perocché pazienzia non può essere nell’anima senza le stelle di tutte le virtù con la notte del cognoscimento di sè, che quasi paro uno lume di luna; e dopo il cognoscimento disè medesimo viene il dì col grande lume e caldo del sole, il quale è il vestimento della pazienzia, come detto è.

Chi dunque non s’innamorarebbe di così dolce cosa, quanto è la pazienzia, cioè a sostenere per Cristo crocifìsso.

V.

Portiamo dunque, carissimo e dolcissimo padre, e non perdete il tempo, e studiatevi a cognoscere voi, acciocché questa reina abiti neU’anima vostra: perocché ella ci è di grande* necessità, e così vi trovarete in croce con Cristo crocifìsso, e notricaretevi del cibo suo, al quale Dio v’ha chiamalo ed eletto, e parravvi essere in lume di luna, mentre che sosterrete: ma nel sostenere trovarete il lume del sole: l’anima vostra allora sarà resuscitala nella virtù, e conservarelela, e cercaretela con più sollicitudine e perfezione infino che sarete giolito al termine vostro, e conformaretevi con Cristo crocifisso che sostenne pene e tormenti, ed obbrobrj.

Perchè sostenne ? perocché cognobbe la sapienzia di Dio, che dell’offesa fatta al padre doveva seguitare la pena: l’uomo era indebilito e non poteva satisfare!

elli con affocato amore satisfece, non essendo in lui veleno di peccato: in questo scguitarcte le vestigio sue, se sarete virtuoso, sostenendo ingiustamente, cioè, in non avere offesi coloro che ci fanno ingiuria; che in quanto dalla parte di Dio sempre la riceviamo giustamente, perocché sempre rofTendiamo. Poi dunque che