Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/108

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io8 che io debbo. A te non è intervenuto come a me, cioè d’ essare stata ed essare molto difeltuosa, nè d’essa re andata con larghezza di vita e non con estrema, per lo mio diletto; ma tu come persona che hai voluta atterrare la gioventudine del corpo tuo, acciocché non sia ribello all’anima, hai presa la vita estrema per sì fatto modo, che pare che esca fuore dell’ordine della discrezione, intanto che mi pare che la indiscrezione ti voglia fare sentire de’ frutti suoi, e di fare vivere in questo la propria volontà tua, e lassando tu quello che se’ usata di fare, pare che’l dimonio ti voglia fare vedere che tu sia dannata: a me spiace molto, e credo che sia grande offesa di Dio; e però voglio e pregoti, che’l principio e fondamento nostro con vera discrezione sia fatto nell’affetto delle virtù, siccome detto è.

Uccidi la tua volontà, e fa quello che t’è fatto fare!

attienti aU’allrui vedere più che al tuo. Sentiti il corpo debile ed infermo, prendi ogni dì il cibo, che t’è necessario a ristorare la naturale seia infermità e.debilezza si leva, piglia una vita ordinata con modo e non senza modo: non volere che’l piccolo bene della penitenzia impedisca il maggiore: non te ne vestire per tuo principale affetto che tu le ne trovaresti ingannata, ma voglio che per la strada battuta della virtù noi corriamo realmente, e per questa medesima guidiamo altrui, spezzando e fracassando le nostre volontà.

Se averemo in noi la virtù della discrezione, il faremo, altremeiiti no, e però dissi ch’io desideravo di vedere in te la virtù santa della discrezione. Altro non dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonami, se troppo presuntuosamente io avessi parlato: l’amore della tua salute per onore di Dio me n’ ò cagione. Jesù dolce, Jesù amore.