Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/218

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AL RE DI UNGA RIA (^) I. L’esorta a vertirsi dell’abito della carità, ove discorredi varj effetti cbe essa produce. .

II. Della pazienza e d’altri sogni,- dai quali si cognosce la carità.

211. Cbe r amor proprio è veleno della carità.

IV. Si dnole dell’ iniqnità e cecità di coloro cbe (come s’è detto di sopra) ricusavano riconoscere il vero pontefice Urbano VI, ’ avendo già eletto 1’ani papa.

V. Lo stimola a prender la difesa ci santa Chiesa nelle narrate calamità, ed a non volersi lasciar trattenere dall’amore della reina Giovanna, essendo eretica.

/tl nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I * I. Ilarissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carità, la quale carità non cerca le cose sue, ma cerca solo la gloria e loda del nome di Dio nella salute dell’anime, e non cerca il prossimo suo per sè, ma solo per Dio. Ella è una madre che nutrica al petto suo i figliuoli delle virtù, perocché senza la carità veruna virtù può avere vita.

Potrebbe 1’ uomo bene avere 1’ atto della virtù, ma non che fusse in veriLà senza l’eHetlo della carità; e però diceva quel glorioso apostolo e banditore Pavolo!

se io dessi ogni cosa a’ poveri, ed il corpo mio ad