Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/95

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vedessimo in colui per cui è pregalo, alcuno lume di grazia, ed in uno,altro no, che è pur servo di Dio; ma paressetel vedere con la mente avviluppato e sterile, noi pigliare però per giudizio di difetto di grave colpa in lui, perocché potrebbe essare che’l tuo giù*, dizio sarebbe falso. Che alcuna volta addiviene, che pregando per una medesima persona, e l’una volta il trovarò con uno lume e con uno desiderio santo dinanzi da Dio, intanto che dello suo bene, pare che l’anima ingrassi; e un’altra volta il trovarai, che parrà che la mente sua sia dilonga da Dio, e tutta piena di tenebre e di molestie, che parrà che sia fadiga a chi prega di tenerlo dinanzi a. Dio. Questo addiviene alcuna volta che può essare per difetto, che sarà in colui per cui è pregato, ma il più delle volte non sarà per difetto; ma sarà per sottraimento che Dio averà fatto di sè in quella anima, cioè, che si sarà sottratto per sentimento di dolcezza e di consolazione, ma non per grazia; unde sarà rimasta la mente sterile, asciutta e penosa, la quale Dio fa sentire a quella anima che ne prega; e questo fa Dio per grazia di quella anima che riceve l’orazione, acciocché insiemement

con lui aiti a dissolvere la nuvola. Sicché vedi, suora mia dolce, quanto sarebbe ignorante e degno di. reprensionc quello giudizio che noi per questo semplice vedere giudicassimo che’l vizio fusse in quella anima: e però se Dio cel manifestasse cosi torbo e tenebroso, dove noi già abbiamo veduto, che elli non è privato di grazia, ma del sentimento della dolcezza del senlimenlo di Dio. Pregoti dunque te e me, ed ogni servo di Dio, che ci diamo a cognosciare perfettamente noi, acciocché più perfettamente cognosciamo la bontà di Dio; sicché col lume abbandoniamo il giudizio del prossimo, e pigliamo la vera compassione con fame d annunziare le virtù e di riprendere il vizio, e in noi ed in loro per lo modo detto di sopra.


111. Detto abbiamo dell’ una, ma ora ti dico delT altra, la quale io ti prego che noi riprendiamo in